Durante i miei corsi su OSINT e Analisi Intelligence consiglio sempre, tra un lavoro di analisi/ricerca e l’altro, di prendersi una pausa ogni tanto e porsi quattro semplici domande:
- da quanto tempo mantengo questa convinzione?
- attribuisco scarsa importanza al punto di vista degli altri?
- leggo solo le fonti che rinforzano il mio punto di vista?
- ricerco evidenze che confermano il mio punto di vista a discapito di quelle contrarie?
A cosa servono queste domande?
Lo scopo è individuare eventuali bias cognitivi, organizzativi e sociali che potrebbero influenzare negativamente la nostra capacità di giudizio. Rispondere a queste domande non è semplice e spesso il risultato finale è una sorta di autoconvincimento illusorio che, altrettanto spesso, fornisce una sensazione ingannevole di appagamento.
Purtroppo l’utilizzo pervasivo della tecnologia, in particolare dei motori di ricerca, anziché aumentare le opportunità disponibili, sta di fatto riducendo sempre più la possibilità di selezionare e valutare le informazioni in maniera oggettività e neutrale.

Per questa ragione vorrei esporre alcune considerazioni sui rischi che corriamo quando utilizziamo i motori di ricerca. Non farò però riferimento agli aspetti legati alla privacy e al concetto di “sorveglianza permanente” cui siamo quotidianamente sottoposti, che saranno oggetto di altro approfondimento. Invece, senza addentrarmi negli aspetti più tecnici, mi concentrerò sulla percezione che ciascuno di noi ha di questi strumenti il cui obiettivo dichiarato dovrebbe essere supportarci nel ricercare le informazioni di nostro interesse.
Alcuni dati
Da un’indagine condotta nel 2012 dal Pew Internet & America Life Project sull’utilizzo dei motori di ricerca è emerso che:
- il 52% dei risultati forniti dai motori di ricerca sono diventati più rilevanti e utili nel tempo;
- il 91% degli intervistati trova sempre o la maggior parte delle volte l’informazione che sta cercando;
- il 73% degli utenti dei motori di ricerca ritiene che la maggior parte delle informazioni fornite è accurata e affidabile.
Queste alte percentuali sembrerebbero mostrare l’efficacia dei motori di ricerca. Tuttavia, comparando questi risultati con altre statistiche relative alle consultazioni delle pagine, le considerazioni che ne traiamo impongono alcune riflessioni. Diversi studi tra cui Employing Search Engine Optimization Techniques in Online News Articles hanno evidenziato che, indipendentemente dai risultati ottenuti, l’utente non supera quasi mai le prime due o tre pagine dei risultati restituiti da un motore di ricerca (SERPs – Search Engine Results Pages). Pagine che, a meno che non sia l’utente ad intervenire con una semplice modifica, restituiscono, mediamente, solo dieci risultati.
A questo proposito, è interessante un’indagine prodotta da Sistrix, che ha preso come riferimento Google quale leader indiscusso tra i motori di ricerca. Nello specifico, dallo studio è emerso che:
- il primo risultato restituito riceve il 28.5% dei click;
- il secondo ne riceve il 15,7%;
- il terzo l’11%;
- complessivamente i primi 10 risultati ricevono l’88% dei click degli utenti.

Facciamo un esempio
Ora, considerati questi dati proviamo a riflettere insieme. Andiamo su Google e digitiamo “COVID 19”. Il motore di ricerca mi restituisce cinque miliardi e ottocento ottanta milioni (5.880.000.000) di risultati suddivisi in pagine composte da 10 risultati ciascuna. Ora qualcuno potrebbe pensare “certo hai utilizzato come chiave di ricerca COVID 19 quindi è normale che ci siano tutti questi risultati”.
A questo punto il mio consiglio è il seguente: provate a ricercare ciò che vi interessa per studio o lavoro, osservate quanti risultati vi restituisce il motore di ricerca e poi rileggete le statistiche che vi ripropongo di nuovo a titolo esemplificativo:
- il 73% degli utenti dei motori di ricerca ritiene che la maggior parte delle informazioni fornite è accurata e affidabile;
- complessivamente i primi 10 risultati ricevono l’88% dei click degli utenti.
Riflettiamo
Quanta informazione stiamo tralasciando più o meno consapevolmente?
Sappiamo agire per limitare questo problema e mitigarne gli effetti negativi? Mitigarli certo, perché non potendo leggere tutti i risultati che il motore di ricerca ci restituisce dobbiamo decidere una strategia.
La prima, la più semplice, comoda e confortevole è non decidere restando vittime più o meno consapevoli di algoritmi evoluti e in grado di soddisfare la nostra illusoria sensazione di appagamento.
La seconda strategia, è invece più complessa perché va attuata in una società in cui la velocità, pur non essendo sinonimo di qualità, rappresenta spesso, a tutti gli effetti, la principale competenza del tuttologismo.
La seconda strategia impone quindi di pensare prima di agire, recuperando quel senso critico che ha permesso all’uomo di evolversi e di agire utilizzando gli strumenti che la stessa tecnologia ci mette a disposizione.
Faccio un solo esempio: quei dieci risultati che Google ci restituisce possiamo farli diventare cento con un semplice click. E poi molto altro ancora…oltre Google.